Depressione e ansia, crisi di auto-governo personale?

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Non di solo Covid-19 patisce il genere umano in questo annus horribilis che si sta concludendo.

Dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arriva il monito di una pandemia di malattie mentali già in fase avanzata che colpisce diversi gruppi di popolazione, primi fra tutti gli operatori sanitari, ma non solo. 

“L’impatto della pandemia sulla salute mentale delle persone è già ora estremamente preoccupante”, le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della sanità. “L’isolamento sociale, la paura del contagio e la perdita di familiari sono aggravati dall’angoscia causata dalla perdita di reddito e, spesso, dell’occupazione”.

La depressione quindi come prima causa di disabilità.  Secondo l’OMS, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione ed ansia con un costo per  l’economia mondiale, in termini di mancata produttività, pari a 1 trilione di dollari ogni anno.  Il costo economico totale dei disordini psichici nei 28 Paesi europei ammonta a oltre 600 miliardi di euro.  

Sappiamo che la depressione spegne e prosciuga l’energia vitale di ogni essere umano, impedendole di essere sé stesso e quindi incapace di comprendere il suo essere al mondo e i talenti di cui dispone per evolversi e realizzarsi. 

La medicina, psichiatria in primis, e la psicologia offrono strumenti e protocolli utili a prevenire e ridurre il disagio profondo di questa nuova pandemia esistenziale, così come gli approcci olistici che contemplano e suggeriscono diverse forme di meditazione e tecniche per la riduzione dello stress.

Ma non solo, anche il coaching può essere annoverato tra le soluzioni, complementari e non sostitutive della terapia, con un’approccio che ha alla base una forte relazione facilitante, fatta di ascolto, accettazione, alleanza e unicità, che mira alla presa di consapevolezza del valore della persona e del suo potenziale.  All’interno di una sessione di coaching si vive il tempo del presente, il tempo di qualità (Kairos), e in questo spazio tutto dedicato alla persona, possono emergere comprensioni nuove, risposte a domande che mai si sono poste, talenti che debbono essere portati alla luce.  

Se è vero che il coach fa solo domande per stimolare il potenziale del coachee, la depressione e l’ansia sono quindi veri e propri coach che attraverso il disagio pongono la vera domanda che necessita una risposta che non può che essere personale.